mercoledì 4 giugno 2014

Ci incontreremo là, dove non c'è tenebra

io me lo immagino george orwell, nella sua stanza, in preda al terrore, dopo il piu grande terrore del XX secolo che aveva il nome di guerra, olocausto, bombardamenti

il terrore del caso era il poi, il futuro e come questo potesse essere influenzato e gestito, con le liberta personali annientate, lo Stato al centro di tutto e in quanto tale oppressivo, alienante, grigio

era questo forse il sentimento che si provava pensando al comunismo, si era comunque ad inizio guerra fredda e quello che poteva essere l'inizio della ripresa aveva comunque aspetti di profonda insicurezza, il nucleare, il dualismo USA-URSS, un mondo che doveva comunque ripartire e farlo nel modo giusto

in questa sitauzione me lo immagino orwell, terrorizzato da un futuro per certi versi sicuro ma per altri alienante, solo qualche anno dopo, neanche 40.

e forse così si immagina orwell, o si sogna, come il protagonista del suo romanzo, l'ultimo uomo d'europa (titolo che avrebbe voluto per il suo romanzo), l'ultimo sognatore, l'ultimo a capire, resistere, immaginare, volere, nel grigiume e piattume collettivo. Un eroe in un mondo di uomini atrofizzati, un brillante e controcorrente, quello che vorremmo essere tutti e che spesso, anche se le cose non sono andate come immaginava orwell, ci risulta difficile essere




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